Renzo Bonazzi

Nella ricorrenza della sua elezione a Sindaco di Reggio Emilia, dedichiamo questo post al SÉNDÉCH ed ai 14 anni del suo mandato che hanno traghettato Reggio Emilia verso la Città delle Persone.


La nostra città attorno al 1960 era poco più di un paesone che doveva integrarsi nello sviluppo degli anni del boom economico, dopo gli anni difficili della ricostruzione dal dopoguerra. Nel 1960 bastava un palazzone di 10-12 piani per diventare subito da noi “Il Grattacielo!
Il 17 Maggio 1962 è stato eletto sindaco di Reggio Emilia RENZO BONAZZI, che lo è stato per 14 anni, prima di essere eletto Senatore. In quegli anni sono state gettate le basi per una Reggio Emilia moderna, dinamica e culturalmente attiva, che è quella in cui oggi ci riconosciamo. Certo in quegli anni di sviluppo tumultuoso, qualsiasi sindaco avrebbe prodotto e gestito il passaggio verso la modernità, ma c’è stato lui, AL SÉNDÉCH, che ha contribuito con la sua sensibilità culturale, per cui oggi gli dedichiamo questo post ricordandolo affettuosamente soprattutto come un intellettuale che ha saputo pensare già allora globalmente ed agire in profondità localmente.

Renzo Bonazzi da Reggiano vero parlava come noi, anche in dialetto, e ci ha lasciato anche alcuni versi del 1970 con cui forse si compiaceva di condividere semplicemente quello che aveva visto diventare la sua città:

Se ‘na quelch’volta a Rèzz fée ‘na scapèda
Ev’ n’adarî che ormai l’è un pô cherzùda.
Se da che indrèe la n’era che burgheda
Incô l’è ‘na zitèe viva e bèin v’ruda.

Se qualche volta a Reggio fate una scappata
Vi accorgerete che ormai è un po’ cresciuta.
Se tempo fa non era che borgata
Oggi è città vivace e ben voluta.

Il nostro L. Cucchi ha recitato le strofe in dialetto di Bonazzi su sottofondo da Il Paese dei Nomadi

Reggio Children
La nascita e lo sviluppo delle Scuole d’Infanzia create da Loris Malaguzzi
grande amico e stretto collaboratore di Bonazzi: un’esperienza diventata realtà consolidata che proietterà Reggio Emilia all’attenzione internazionale.


1965 – L’Inaugurazione dell’ ARCISPEDALE SANTA MARIA NUOVA
E’ ben vero che dalla progettazione originaria dell’Architetto Andrea Manfredini (1945) ci sono voluti vent’anni, ma comunque la costruzione si completò in quegli anni, col contributo di alcuni cittadini privati che finanziarono il completamento della nuova struttura, nella città guidata dal Sindaco Bonazzi.
L’interessante struttura architettonica, completamente al servizio della funzionalità e flessibilità, risulta ancora attuale nei suoi percorsi orizzontali e verticali, ripresi integralmente nelle opere di ampliamento dell’Ospedale stesso. Vedi a questo proposito: L’ARCISPEDALE SANTA MARIA NUOVA: UN’ARCHITETTURA URBANA


Al di là dell’attivita di Amministratore della Città, che l’attuale sindaco Luca Vecchi ha definito fosse già allora Città delle Persone, (l’Azienda Gas-Acqua 1973, l’Azienda Trasporti 1975, il Piano Regolatore Generale e i Piani PEEP e di edilizia popolare)  vogliamo ricordare il sindaco Bonazzi per l’intensa attività culturale che conferì solido lustro alla nostra città.


Nel 1971 viene organizzata a Reggio Emilia la grande Mostra “SECONDO LE DISPOSIZIONI VIGENTI” una forte critica ai libri di testo delle scuole elementari e medie, nata da un’indagine condotta nell’arco di un mese nelle scuole di Reggio Emilia, Correggio e Sant’Ilario. All’impostazione critica della mostra partecipò anche Umberto Eco.
La mostra assurse ad importanza nazionale ed il suo contenuto venne ripreso dall’Espresso e da altre testate.


Diede nuovi e decisivi impulsi alle attività teatrali e musicali:
nasce l’esperienza di ‘Musica/Realtà‘, che vede la presenza più volte a Reggio Emilia per concerti anche nelle fabbriche di: Maurizio Pollini, Claudio Abbado, Luigi Nono, Riccardo Muti,  Dario Indrigo (che tuttora vive a Reggio), Armando Gentilucci diventato poi Direttore dell’Istituto Achille Peri la cui Biblioteca è a lui dedicata.


Riorganizza l’attività museale e chiama a dirigere i Civici Musei il compianto archeologo e studioso Giancarlo Ambrosetti, che ne è stato direttore per 30 anni, ed a cui dedichiamo un caro ricordo.

Giancarlo Ambrosetti

A Reggio cominciarono ad essere di casa intellettuali come Dario Fo, Franca Rame, Gian Maria Volontè e lo psichiatra Giovanni Jervis, stretto collaboratore di Franco Basaglia estensore della Legge 180 per la chiusura dei manicomi.
Erano gli anni dell’affermazione del poeta Corrado Costa e del pittore Vittorio Cavicchioni, per citare alcuni dei letterati e artisti più significativi frequentati da Bonazzi.

Esempio emblematico che citiamo qui è l’accoglienza fatta da Reggio Emilia nel 1966 al collettivo del Living Theater, ospite del Comune di Reggio per diversi mesi per le prove di una delle versioni del loro Frankenstein. (Nella foto Julian Beck e Judith Malina, anime ispiratrici del Living Theater).


Concludiamo questa carrellata di ricordi del Sindaco Bonazzi con una dedica in versi del nostro Isarco Romani, che ne ricorda affettuosamente lo “spessore” umano e culturale che si coglieva nella sua comunicazione, anche quando doveva farlo “a braccio”.

PÈRLA AL SÉNDÉCH

At arcord séndéch Bonazzi
ch’ét parlév nosch seimpr’a bras
ʼn to mai vést con di fujèt,
quand a gh era al ricoreinsi
et tuliv in man al microfen
et partiv anch seinsa idei,
perlomeno acsè ʼm sembreva.
L’era come t’intachés,
quesi quesi at sarfujēv.
Pó pian pian et te sc’iariv,
al paròli gniven fōra
seimper pió cun cunvinsioun,
tót al cosi ch et sintiv
a ti giv cun emosioun.
E la ginta l’ascultéva,
bein cunteinta dal só séndéch.
Come ’n albatro al decòl,
t’anaspév per só quant métér
pó peró quand tē spichév
a vuléven tót insèm…
L’era mia per l’oratoria,
l’é che gh éra dal spesór.

PARLA IL SINDACO

Ti ricordo sindaco Bonazzi,
ci parlavi sempre a braccio,
ti ho mai visto fogli in mano,
quando c’era una ricorrenza,
prendevi il microfono
e cominciavi anche senza idee,
o almeno così mi sembrava.
Era come tu balbettassi,
a momenti farfugliavi.
Poi pian piano più preciso,
le parole allora uscivano
con maggiore convinzione,
e le cose che sentivi,
le dicevi con emozione.
E la gente ascoltava,
contenta fossi tu il suo sindaco.
Come un albatro al decollo
annaspavi per diversi metri,
però quando ti staccavi da terra
volavamo tutti insieme.
Non tanto per l’oratoria,
è che c’era dello spessore.


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