Tappa Giro d’Italia 29 Maggio 1966

Supplemento al n° 127 della “Nuova Gazzetta di Reggio
Poligrafici SpA, Via Zatti 10, Reggio Emilia

Era il 29 maggio 1966…, quando sono passati anche davanti alle nostre Scuole Elementari G. Marconi di Villa Ospizio.
Il Giro d’Italia e il Tour de France in questo 2020, anno bisestile !, verranno corsi in autunno e non saranno la stessa cosa.
Purtroppo il corona virus oltre a procurarci tante preoccupazioni rilevanti, ha tolto agli amanti del ciclismo questa gioia, e “maggio non è maggio” senza il Giro
Ci consola in questo fine mese il fortunato ritrovamento, in un mercatino della domenica, dell’opuscolo di presentazione della tappa del 1966, da Cesenatico a Reggio Emilia.
Così, l’ausilio di una comunicazione virtuale ci permette di tuffarci nel ‘clima’ del Giro e della nostra Reggio Emilia in quella a metà degli anni ’60, incontrandone, contestualizzati nella nostra città, tutto il fervore, l’entusiasmo e l’eccitazione (controllata) di un arrivo di tappa del mitico Giro d’Italia.


Le tappe del Giro – La tappa di quel 26 maggio 1966 è stata vinta in volata da Dino Zandegù,
 della ‘super’ squadra Bianchi – A fianco la sua maglia originale

Un poco di storia
Il Giro d’Italia nasce nel 1909, da un’idea della Gazzetta dello Sport, che batte “in volata” il Corriere della Sera (altro storico quotidiano ancora fra i primi nel nostro paese) nell’organizzazione di «una delle prove più ambite e maggiori del ciclismo internazionale», con la promessa di ben 25.000 lire di premio al vincitore.
Il Giro d’Italia è da ritenersi la seconda corsa a tappe più prestigiosa dopo il Tour de France; si è sempre disputata, salvo che per le interruzioni causate dalla prima e dalla seconda guerra mondiale, durante il mese di maggio.
Ed è la straordinaria situazione odierna (definita da alcuni anche questa una guerra), che ha portato, ad oggi – maggio 2020 – ad un rinvio della partenza per ottobre.
Possiamo dire che il Giro d’Italia ha dalla sua nascita raccontato parallelamente una parte del nostro Paese; è divenuto un elemento della sua cultura sportiva e in qualche modo sociale.
Ha aiutato e aiuta a descriverne e a valorizzare le sue bellezze paesaggistiche e ad esaltare i valori di unità, costituendo un articolato e complesso “abbraccio ideale” tra società, cultura ed economia, turismo e ambiente, formazione e solidarietà, politica e media; elementi che “corrono” tutti insieme sul tracciato del Giro arrivando ad andare oltre la sua dimensione meramente sportiva.

Vedi il filmato RAI originale dell’arrivo di Tappa
a Reggio Emilia in via Kennedy

Estratto dall’opuscolo allegato come supplemento alla Gazzetta

Per merito dell’ U.S. La Torre, del Velo Club Reggio ed il prezioso sostegno economico del Consorzio del Parmigiano Reggiano, il giro del 1966 tornava, dopo venti anni, a fare tappa a Reggio Emilia; un’operazione da 6,5 milioni di lire sostenuta da numerosi sponsor, tutti presenti sulle pagine dell’opuscolo originale di cui qui riproduciamo alcune pagine.
Anche la copertina del giornalino ha una matrice reggiana, per mano di Dante Salamini, pubblicitario, progettista di interni, designer, incisore, pittore e acquerellista reggiano, famoso tra i “ragazzi degli anni ’60 & ‘70” per le illustrazioni, a tema reggiano, dei mitici quaderni Pigna Ermellino.

Abbiamo pensato di fare cosa gradita ai tanti appassionati mettendo in dowload diretto dal nostro sito il file in pdf del supplemento originale, grazie al nostro A. Marconi che lo ha scovato, e religiosamente custodito tra i suoi tanti cimeli della storia ciclistica della nostra città.


L’opuscolo della tappa accredita due corridori Reggiani, ma in realtà Lorenzo Lorenzi è di Modena, per cui Pietro Partesotti è l’unico reggiano partecipante alla tappa; un corridore generoso che l’opuscolo stesso ci presenta così:

“Partesotti, reggianissimo, che quest’anno ha infilato anche una bella vittoria installandosi al comando della graduatoria del Trofeo Cougnet, ragazzo devoto alla causa della sua squadra, elemento prezioso per i suoi capo-équipe, elemento che, proprio da Cesenatico a Reggio potrebbe chiedere il classico giorno di libera uscita per iscrivere, primo reggiano di tutti i tempi, il proprio nome sull’ordine d’arrivo della tappa.”

E per poco non riuscì nell’impresa, come il nostro A. Marconi ha raccolto in una breve video-intervista realizzata in questi giorni con l’oggi 79enne Pietro Partesotti, dalla cui viva voce in dialetto Reggiano ascoltiamo il racconto del ricordo ancora vivo, insieme ad altre belle note di “colore” dell’ambiente ciclistico di quegli anni.

La Video-Intervista del 27/5/2020 a Pietro Partesotti

Nel corso dell’intervista Partesotti  fa riferimento al fatto di essere chiamato dagli altri “Peppone”, per il chiaro riferimento al Peppone di Don Camillo, e poi ci ha raccontato l’aneddoto dal quale è nato questo suo soprannome.
A sua insaputa, i meccanici della Bianchi gli avevano attaccato la Falce e Martello sul forcellino, e quando questo fu notato da Magni (notoriamente più Camilliano),  il nostro Partesotti  rischiò persino di perdere la maglia azzurra.
Da quel momento per tutti nell’ambiente ciclistico divenne “Peppone”.


Il Giro era una vera e propria “kermesse” popolare e non poteva mancare la festa… a contorno….
La giornata dell’arrivo, il 29 maggio, si concluse in piazza del Duomo (Piazza Prampolini) con una festa: IL GIROFESTIVAL, accolti dal più noto presentatore televisivo di tanti decenni: Mike Bongiorno.
Parteciparono oltre 20 cantanti ‘famosi’ in quegli anni e fra questi: Fausto Leali, Luciana Turina, Don Backy, I Camaleonti, Anna Identici ed il grande Edoardo Vianello.


Salutiamo tutti i nostri lettori e follower di Léngua Mèdra e sperando di aver ricordato un giorno sportivo e di festa di tanti anni fa , con una “scheggia immateriale nel cuore”, come ha scritto Pier Paolo Pasolini (sempre con Noi) nella sua poesia “il Glicine” di 5 anni prima.
Vi invitiamo a  ‘sfogliare in modo digitale’  il giornalino che ci fa grande piacere condividere, e che potete scaricare  integralmente, certi che finirete, come noi, trasportati con la macchina del tempo in un giorno degli anni ’60 della nostra città… e  in attesa che la normalità e il Giro d’Italia ritornino a tracciare, non solo lo sviluppo, ma certamente la prosperità.…
DAI CH’ ANDOM !


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5 commenti

  • Direi ch definire Fiorenzo Magni “Camilliano” è un gentile eufemismo, essendo lo stesso dichiaratamente di destra.

    • Salve Maurizio, dall’aneddoto che Partesotti ci ha raccontato fuori onda, direi anch’io che hai ragione, ma l’occasione del nostro Post non ci era sembrata la sede per divagare su questa tematica; abbiamo ritenuto di doverla contestualizzare perché evocata nell’intervista, ma ci è sembrato più in linea con il post mantenere l’episodio nell’ambito Peppone e Don Camillo.
      Grazie di averci seguito nel nostro invito a visitare il nostro (recente) sito. Mi auguro di poterti annoverare tra i nostri frequentatori abituali.
      Per Léngua Mèdra, Paolo Gibertini

  • Se ricordo bene, Partesotti in un anno di poco precedente aveva partecipato al Tour de Mi Mi sembra di ricordare che Partesotti avesse partecipato pochi anni prima al Tour de l’ l’Avenir

  • Scusate ma il sistema dei commenti sembra cancellare una riga e così noi la riscriviamo…
    Sulla questione di Magni, fatemi capire: Magni aveva smesso di correre, faceva il direttore sportivo ma non della Salvarani. Forse fu anche selezionatore della nazionale: Partesotti era papabile per andare in nazionale?
    Però dalla sua intervista non mi pare dica che la falce e martello gliel’avessero attaccata di nascosto: orgogliosamente rivendica di essere stato comunista…

    • Salve Fabio, posso confermarti, dai ricordi di Partesotti, che Magni lavorava per la Federazione ed era, al tempo, il Commissario tecnico della Nazionale. Pietro, nel 1966 era stato scelto da Magni come riserva viaggiante per il campionato del mondo in Germania.
      Per quanto riguarda l’aneddoto politico, Pietro dichiara apertamente la sua appartenenza però non al punto da coinvolgerla volontariamente nella sua professione; La falce e martello rossa era stata disegnata sui forcellini della sua bici di nascosto dai meccanici a sua insaputa, e questo gli procurò anche un diverbio con Magni stesso.
      Grazie di aver seguito il nostro invito a visitare il nostro recente sito, speriamo di averti come ospite fisso in questa nostra iniziativa.
      Per Léngua Mèdra, Paolo Gibertini

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