Al calèndri arşâni

Dette anche “Calèndi”.

Tipica tradizione contadina di prevedere l’andamento meteorologico annuale in base alle osservazioni dei giorni di un determinato mese.

Pur essendo un sistema di previsione diffuso più o meno in tutt’ Italia, non si trattava certo di un metodo scientifico, ma bensì di tradizioni sviluppate nel corso di secoli, basate sugli aspetti geografici del territorio; si riscontrano infatti ampie discordanze territoriali su quale mese utilizzare per avere le indicazioni utili, e sembra che più si scende a sud, più viene anticipato il mese di osservazione.

Si va infatti dalle Calende di Santa Lucia che si cominciano a contare dal 13 di Dicembre, a quelle più diffuse a nord di osservare i giorni di Gennaio, dal 1° al 12°, uno per ogni mese dell’anno, annotarne la meteorologia ed interpretarla per l’anno in corso.

Alcune tradizioni avevano sviluppato un sistema di osservazione anche più analitico, interpretando queste prime dodici osservazioni come “le dritte”, ed aggiungendovene altre 12, dal 13° al 24° giorno, dette “le rovesce”. Poi si consideravano le “dritte” e le “rovesce” di ogni singolo mese (1° e 13° giorno per Gennaio, e così via) e si cercava di ricavarne un’indicazione.

Ebbene, al calèndri arşâni erano diverse, e si osservavano in Marzo !
Quindi la previsione delle Calende era la seguente:

1° Marzo

Previsione per il mese in corso.

2° Marzo

Previsione per il mese di Aprile.

3° Marzo

Previsione per il mese di Maggio.

4° Marzo

Previsione per il mese di Giugno.

5° Marzo

Previsione per il mese di Luglio.

6° Marzo

Previsione per il mese di Agosto.

7° Marzo

Previsione per il mese di Settembre.

8° Marzo

Previsione per il mese di Ottobre.

9° Marzo

Previsione per il mese di Novembre.

10° Marzo

Previsione per il mese di Dicembre.

11° Marzo

Previsione per il mese di Gennaio dell’anno dopo.

12° Marzo

Previsione per il mese di Febbraio dell’anno dopo.

Anche per le nostre calende si erano sviluppati sistemi più analitici di osservazione, distinguendo tra mattino e pomeriggio, per avere indicazione sulla prima e sulla seconda parte del mese di riferimento, oppure distinguendo addirittura ogni otto ore per avere indicazione sulle tre decadi del mese

Funzionavano ? Erano attendibili ?

Certo che il solo fatto di essere state osservate e tramandate per secoli testimonia di un certo affidamento che la cultura contadina vi attribuiva. Favorita senz’altro da un ambiente più stabile e meno perturbato dall’attivismo umano globale, così che la stagionalità si presentava con ricorrenze più regolari.

E comunque su tutto trionfava sempre il solido pragmatismo contadino, che in caso di inattendibilità aveva già il suo commento pronto:

E st’ān al calèndri e gh’ àn mia ciapé !



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