Ovvero “Dite che venite e mai che veniate davvero”.
Questo è senza dubbio lo scioglilingua più iconico e divertente del dialetto reggiano, che tutti prima o poi citano, e che quasi nessuno sa scrivere correttamente.
Con l’aiuto del nostro Denis Ferretti analizziamo qui di seguito lo scioglilingua parola per parola per comprenderne la grafia, la grammatica e la pronuncia.
Dgî
Dite. Se volessimo italianizzarlo, sarebbe “dicete”. Non è semplicemente “gi“, ma “dgî“. La “d” si sente appena e porta alla pronuncia della “g” come una doppia “gg“, come quando diciamo “aggiornamento”, ma senza pronunciare la “a” iniziale. La “i” finale ha un suono lungo, mostrato dall’accento circonflesso.
ch
che congiunzione subordinante. Nel reggiano genuino sarebbe “ach“. In ogni caso, per le regole fonetiche del reggiano, quando è in prossimità di altre vocali, come in questo caso, è obbligatorio troncarlo in “ch“.
a
voi pronome clitico della seconda persona plurale. C’è chi lo pronuncia “e“. Nella grammatica del dialetto reggiano ho proposto di scriverlo “ä” dando modo a ognuno di pronunciarlo secondo la propria abitudine. Allo stesso tempo lo si distingue dalla preposizione semplice “a” e dalla congiunzione “e“.
gnî
venite seconda persona plurale del verbo gnîr (venire) coniugato al presente.
e
e congiunzione, identica all’italiano.
gnân
neanche contrazione di “gnânca” (neanche). Nel dialetto moderno è usato più nella forma contratta che in quella completa che è sempre più rara.
‘n
non contrazione di “an“, avverbio di negazione. La n c’è e si sente chiaramente. E dà un suono dentale alla n della parola precedente che, se fosse pronunciata isolatamente, avrebbe un suono nasale.
Se non ci fosse questa ‘n, che scioglilingua sarebbe? La difficoltà è proprio quella di pronunciare la sequenza gnân ‘n gnî !
gnî
venite visto in precedenza, seconda persona plurale del verbo gnîr (venire) coniugato al presente.
gnân
neanche visto in precedenza, ma questa volta in posizione finale. Inconsciamente i reggiani non pronunciano la “n” in modo marcato, ma quasi la fondono con la vocale “a“. Fanno lo stesso con tutte le sillabe nasali, quando sono finali di parola. Cân (cane) = câ(n) ; Pân (pane) = pâ(n). Sono pronunciate un po’ come le nasali francesi, ma senza far passare l’aria dal naso.
Par gli appassionati di linguistica ecco qui di seguito il nostro scioglilingua reggiano trascritto nell’ Alfabeto Fonetico Internazionale, o IPA:
/ dʒi: ka’ɲi: eˌɲa:nɲi’ɲã : /
TRADUZIONE
Mentre la traduzione letterale, perdendo le assonanze tra le parole ripetute, diventa iperbolica e poco realistica:
“Dite che venite e neanche non venite neanche”,
la traduzione del senso è sì ben precisa, ma priva dell’arguzia che troviamo nel motto in dialetto:
“Dite che venite e mai che veniate davvero”.
COROLLARIO
Il divertente scioglilingua si è poi ulteriormente arricchito di un corollario in sintonia con il ripetersi di parole incomprensibili ai “forestieri”, che recita:
“E prân prî prân“,
col significato di:
“E pur potete pure”.
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